No a revoca ma i Benetton estromessi da Autostrade… Conte e Zingaretti brindano

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L'editoriale di Nico Perrone per DireOggi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


ROMA – Uno scontro molto duro, anche all’interno del Governo, con un Consiglio dei ministri durato tutta la notte e finito all’alba. Alla fine è arrivato l’accordo su Autostrade: niente revoca della concessione ma tra un anno i Benetton usciranno e saranno rimpiazzati da Cassa depositi e prestiti in mano allo Stato. Tolte le critiche arrivate dall’opposizione, a partire dai leader della Lega e di Fratelli d’Italia, tutti gli altri gridano alla vittoria. Pure Atlantia, cassaforte Benetton, bastonata nei giorni scorsi in Borsa oggi ha riportato notevoli guadagni.

Dopo un negoziato «durissimo, il risultato è l’estromissione della famiglia Benetton» commenta soddisfatto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i Benetton «hanno accettato di cedere la loro partecipazione in Aspi». A ruota il plauso del segretario del Pd, Nicola Zingaretti: «Le scelte e i risultati del Governo sulla vicenda Aspi sono molto positivi per l’Italia. La sicurezza e l’interesse pubblico prima di tutto. È stato premiato il lavoro di squadra: la fermezza del Presidente Giuseppe Conte che ha indicato una strada, il grande impegno di tutti i ministri del Governo, la collaborazione fattiva di tutte le forze di maggioranza anche nei passaggi più difficili». Si conferma e regge, insomma, il patto di ferro tra segretario dem e premier, che non pochi però vorrebbero far saltare.

«Prima si urlava alla revoca e ora la revoca non c’è – sottolinea un Dem non “zingarettiano” – poi bisognerà aspettare un anno prima di vedere uscire i Benetton campa cavallo…». Una mezza vittoria, subito contestata da chi tifa Zingaretti: «Ah ah ah ah ah – se la ride un dem filo “zingaretti” questi non son sanno fare politica, lo sappiamo che a qualcuno questo risultato fa male, ma è stata una stravittoria. La fuoriuscita dei Benetton, era questo l’obiettivo, e lo abbiamo raggiunto. Chiaro che dovevamo gridare forte, metter sul tavolo la minaccia della revoca, proprio per arrivare al nostro risultato. L’intesa tra Zingaretti e Conte ha retto e si rafforza, ora tocca all’ex Ilva».

A sentire altri dem per capire la strana coppia bisogna sempre guardare alla partita politica nazionale: «Conte e Zingaretti guardano avanti, si stanno preparando alle prossime elezioni politiche. Zingaretti vede e lavora per Conte leader di riferimento della coalizione di centrosinistra; Conte lavora per marcare sempre di più il suo profilo politico per così ritrovarsi, quando sarà il momento, leader naturale del popolo ‘grillino’».

Una prova arriva oggi dall’accordo raggiunto in Liguria tra Pd e M5S: Ferruccio Sansa, giornalista de Il Fatto, sarà il candidato comune alla presidenza della Regione, toccherà a lui battere il filo leghista Giovanni Toti. A seguire si aspettano altri accordi nelle Marche e in Puglia. «Se ci saranno queste intese tra Pd e M5S – dice uno “zingarettiano” – alle regionali di settembre possiamo battere Salvini e Meloni 5 a 1 (nel Veneto Zaia è Re inamovibile), e dare un bel colpo anche a Di Maio che vuole mani libere per inciuciare con loro».

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