Malagò “Sul professionismo femminile c’è discriminazione”

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ROMA (ITALPRESS) – “Complimenti alla Federcalcio, ha mosso le
acque, ha tirato un sasso nello stagno riconoscendo le atlete
tesserate in Serie A come professioniste. Ma c’è un problema: i
fondi stanziati non sono sufficienti neppure per la prima stagione e dunque tutto va a carico delle società”. Lo ha detto il presidente del Coni Giovanni Malagò durante il Consiglio nazionale al Salone d’Onore di Palazzo H, al Foro Italico. “E poi c’è una vera discriminazione all’interno del mondo femminile: il professionismo vale solo per le calciatrici? Perchè la ventunesima giocatrice del Tavagnacco è professionista e non devono esserlo Federica Pellegrini, Sofia Goggia o Paola Egonu? E’ un discorso che non si può sentire” ha spiegato il numero uno dello sport italiano.
Per il presidente della Federbasket ed ex presidente del Coni Gianni Petrucci “non può finire tutto a tarallucci e vino. Chi è non d’accordo? Tutti lo siamo, ma dovrebbero essere le società a sostenerlo: noi ne abbiamo 5-6 disponibili, ma se le altre non hanno soldi come si può imporre il professionismo? Gravina è stato bravo, è partito per primo, noi ci siamo mossi ma soldi zero: c’è necessità di un discorso omogeneo, si deve intervenire con una norma altrimenti non c’è la possibilità di sostenerlo”.
E anche il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina ha mosso qualche critica:”Il decreto Nannicini ci aiuta, 12 milioni di
euro in tre anni sono assolutamente un supporto ma non risolvono
il problema delle risorse necessarie per il professionismo
femminile. Confidiamo nella modifica del provvedimento normativo
che riguarda il lavoratore sportivo: se dovesse cambiare e tenere
conto delle esigenze del mondo femminile, sarebbe un valido aiuto. Questo chiediamo all’autorità di governo, chiediamo concretezza per accompagnare questo processo che è costosissimo e
insostenibile per le sole società”.
“Non dobbiamo permettere che la politica sfrutti la popolarità del calcio per considerare risolto l’argomento del professionismo. Questo problema non è assolutamente risolto e non riguarda solo le donne. Purtroppo in moltissimi sport le società non possono sostenere questo percorso: penso alla scherma, al judo e potrei fare altri esempi. Lo Stato deve prendersene carico, come hanno fatto i gruppi sportivi militari. Su questo credo che le federazioni debbano essere unite” ha detto Silvia Salis, vicepresidente vicario del Coni, intervenuta durante il Consiglio nazionale.
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(ITALPRESS).


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