L’appello delle giornaliste: “Ecco il vademecum contro le fake news”

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Commissioni pari opportunità di Fnsi, Ordine dei giornalisti, Usigrai e dell’associazione GiULiA-giornaliste, insieme Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print


ROMA – Le donne sono le principali vittime del linguaggio d’odio. E le giornaliste che trattano temi sensibili sono due volte vittime, l’aggressione via social si fa violentissima. È partendo da questa esperienza, che come giornaliste delle Commissioni pari opportunità di Fnsi, Ordine dei giornalisti, Usigrai e dell’associazione GiULiA-giornaliste, siamo particolarmente allarmate per le fake news – vera miccia del linguaggio d’odio – che sono divampate sui social, nelle chat, nelle messaggistiche: dallo scoppio dell’emergenza Covid19, assistiamo infatti a una violenta recrudescenza del fenomeno. Con una novità, rispetto al passato: oggi le fake news vengono diffuse soprattutto nelle chat su whatsapp: abbandonati i canali social sin qui privilegiati (Facebook e Twitter in primis), le fake news legate al tema del Coronavirus sono dunque più insidiose, spiegano in una nota stampa congiunta.

Ecco i motivi per cui le fake news viaggiano su questi nuovi canali: sono più pervasive e hanno un alto potere viralizzante, poiché sfruttano l’ansia collettiva e l’autostrada rappresentata dai canali di comunicazione che oggi costituiscono il tessuto connettivo sociale privilegiato, le chat tra amici, famigliari e colleghi. In secondo luogo rimbalzano da una chat all’altra, si ammantano della credibilità che le stesse hanno, nei confronti dei membri.

Formati audio provenienti da sedicenti medici, video di sedicenti esperti e giornalisti che raccontano di complotti orchestrati da centrali straniere, cure miracolose a base di vaccini anti tbc o integratori alimentari, messaggi che si spingono a dipingere scenari da incubo negli ospedali riguardo alla scelta di salvare i pazienti o meno. In una situazione di isolamento e di grave ansia collettiva- continua il comunicato- è chiaro che questi messaggi tendono a destabilizzare le persone e a diffondere il panico.

Soffiare sul fuoco della paura, lo sappiamo anche dalle numerose indagini fatte sui discorsi d’odio online, alimenta ansia collettiva e prelude a instabilità pericolose sia dal punto di vista personale che sociale. Crediamo quindi- scrivono le giornaliste- che sia più che mai necessario rafforzare gli anticorpi collettivi contro fake news e messaggi che diffondono notizie non verificate e imprecise. E pensiamo che sia più che mai doveroso che giornaliste e giornalisti si facciano oggi parte attiva non solo nel denunciare e smascherare bufale e fake news, ma anche nel saper indirizzare le persone e guidarle a una lettura e diffusione di notizie consapevole.

Come supportare le persone nel difendersi dalle fake news e- continua e conclude la nota- come distinguere le notizie certe da quelle prive di ogni fondamento? Ecco un vademecum:

1. I messaggi fake non espongono quasi mai la fonte e se la espongono, si tratta di fonti insicure e poco attendibili. In questo modo risultano indefiniti e quindi tanto più minacciosi.
2. I messaggi fake spesso non riportano nome, cognome e qualifica del presunto medico o esperto: risultano generici, e anche qui difficilmente tracciabili.
3. Prima di diffondere il messaggio che riceviamo, verifichiamone l’attendibilità. Basta un semplice controllo sul web per confermare o smentire le affermazioni contenute nel messaggio sospetto. E anche per verificarne l’eventuale autore.
4. Cerchiamo di tracciare il messaggio: chi lo ha mandato? E a sua volta da chi l’ha ricevuto? Se la catena è molto lunga e non si riesce a risalire alla fonte primaria, non diffondiamo il messaggio.
5. Ogni messaggio che diffondiamo porta la nostra firma. Quindi la diffusione delle fake news è anche una nostra responsabilità.

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