La scuola che ha segato i vecchi banchi a metà per creare quelli monoposto

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A scuola servono banchi monoposto? Non serve costruirli da zero, basta tagliare e risistemare quelli vecchi! È questa l’idea semplice ed economica che ha avuto un professore di Tecnologia di una scuola romana.


Gli studenti di tutta Italia stanno finalmente per rientrare a scuola dopo tanti mesi di assenza a causa del coronavirus. Lo dovranno fare con la dovuta cautela e il massimo della sicurezza e, tra le tante cose di cui si è discusso in questo periodo per evitare i contagi, vi è la questione banchi.

L’idea è quella di sostituire i vecchi banchi con nuove soluzioni monoposto in modo da garantire il distanziamento sociale tra gli alunni. In tanti hanno pensato di costruirli a partire da zero ma Roberto Roccatelli, un professore di Tecnologia dell’istituto Scala nella borgata Finocchio a Roma, ha avuto un’altra pensata: dividere in due i vecchi banchi.

In un post su Facebook il professore, tra i responsabili del FabLab, spiega i vantaggi di questa soluzione:

“Noi abbiamo deciso di tagliare i nostri banchi. Primo, per evitare di dover produrre nuovi rifiuti con i banchi esistenti da sostituire con i nuovi. Secondo, per dare opportunità di lavoro ad artigiani e ditte del territorio (zona Casilina – Rocca Cencia) e non solo alle grandi aziende che hanno preso l’appalto ministeriale (economia diffusa). Terzo, per evitare di trovarci in lunghe liste d’attesa di banchi nuovi e per non contribuire ad ingolfare la macchina delle forniture messa in atto dal governo. Quarto, perché era più semplice!”

Una soluzione alternativa, pratica e anche più economica. In un intervista a Il Corriere della Sera il professore ha fatto sapere che:

“Un banco monoposto sarebbe dovuto costare almeno 35 euro, ma per modificare i nostri ne abbiamo spesi solo 34, evitando inoltre allo Stato gli oneri di smaltimento”

All’istituto comprensivo Elisa Scala tutto è pronto per cominciare l’anno al meglio, con 146 banchi che sono stati divisi e già posizionati nelle aule.

Fonti: Facebook / Il Corriere della Sera

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