Il moderno Tesla che ha inventato la lampadina che dura tutta la vita, ma nessuna azienda vuole commercializzarla

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Tempo di Lettura: 3 minuti

da: greenme.it


Era il 2013 quando l’ingegnere spagnolo Benito Muros lanciò la “lampadina eterna”, che avrebbe avuto la peculiarità di durare per sempre con un consumo irrisorio di energia elettrica.

Un’intuizione che risale ancora indietro nel tempo, a quando Muros, in visita negli USA, venne a conoscenza della storia di una lampadina che brilla ininterrottamente dal 1901 in una caserma dei pompieri a Livermore, in California.

In quel momento decisi che avrei provato a fare una lampadina senza obsolescenza programmata”, racconta Benito Muros, che considera quella del fine vita programmato una pratica “indecente e persino fraudolenta”.

Un’idea che però ancora oggi gli costa caro e che tanto ricorda la storia Nikola Tesla. Da allora, infatti, Muros non ha vita facile, non riesce a metterla in produzione per mancanza di mezzi economici e, soprattutto, a causa degli ostacoli che gli porrebbero le multinazionali.

Che fastidio darebbe una “lampadina eterna”? Facile a comprenderlo. L’uomo, impiegato presso l’OEP Electrics come responsabile di un programma appositamente ideato per combattere l’obsolescenza programmata, potrebbe creare qualcosa che al massimo andrebbe riparato, arrecando non poche grane al giro milionario dei prodotti di origine elettrica o elettronica.

Un motivo che sarebbe bastato anche a inviargli serie minacce di morte:

Ho deciso di realizzare una lampadina che durerà fino a quando la tecnologia lo permetterà e che può anche essere riparata. Una volta prodotta e commercializzata sono arrivati ​​i problemi. Prima un’offerta economica per non commercializzarla, poi minacce e poi invettive su Internet, social network, ecc.”, raccontava Muros in un’intervista.

Cos’è la “obsolescenza programmata”? In pratica, tutte le aziende produttrici impongono ai loro prodotti un termine di funzionamento, una sorta di “fine ciclo” in cui un determinato prodotto esaurisce la funzione per cui era stato fabbricato, costringendo di fatto alla sua sostituzione.

Anche Tesla inventò l’energia rinnovabile e gratuita, ma poco conveniente per le imprese. Al suo nome sono collegati più di 200 brevetti, ma il suo genio non fu mai compreso.

Oggi con la sua invenzione, Muros avrebbe posto di nuovo fine a questo consumo continuo e ininterrotto, ideando un tipo di lampadina che potrebbe anche arrivare a risparmiare dal 70% al 95% dell’energia normalmente utilizzata da una lampadina. Inoltre, avrebbe la caratteristica di non scottare al tatto e di non bruciarsi se sottoposta a ripetute accensioni.

Per la precisione, come si legge, Muros non sta cercando di creare una nuova tecnologia, ma di adattare o rimuovere i componenti che danneggiano la lampadina. Inoltre, la lampadina sarebbe riparabile, la prima brevettata al mondo che si può aggiustare, a fronte dei sette miliardi di lampadine vengono lanciate nel mondo ogni anno.

Nessun distributore o intermediario li desidera. Ma il mio obiettivo non è quello di vendere, ma di richiamare l’attenzione sulla necessità di cambiare l’attuale modello economico, basato su crescita e spreco permanenti, e comprare, lanciare, comprare”.

Di fatto, Benito Muros, con questa sua invenzione non ha fatto altro che sfidare le leggi imposte dalle grandi multinazionali.

Ad oggi

benito muros

Oggi, la società di Muros, Light & LifeTechnology, è stata certificata dall’agenzia tedesca TüvRheinland come azienda che progetta e sviluppa lampadine senza obsolescenza programmata.

Il suo prodotto, afferma Benito Muros, è più costoso (circa 25 euro), ma consuma meno energia, è riparabile e dura in media 85mila ore. In azienda spiegano che questa lampadina è realizzata in “alluminio puro”, a differenza delle normali lampadine che utilizzano materie plastiche termiche, il che provoca una riduzione della loro durata.

Sebbene attualmente la società abbia un sito dove ordinare le lampadine, in realtà non le sta producendo poiché non ha mezzi economici. “Pertanto, chiederemo che prima ci paghino il prezzo con uno sconto eccezionale e poi li producano e li consegnino, una sorta di crowfunding”, afferma Muros.

Ho subito una campagna diffamatoria”, spiega lo spagnolo, che ora ha ricevuto un’offerta da parte di una azienda americana interessata a vendere il suo prodotto in tutto il mondo. “Ho già deciso che non firmerò l’accordo, perché controllerebbero oltre il 50% dell’azienda, il che consentirebbe loro di cambiare il progetto e non potrebbe fare nulla per evitarlo”.

Già nel 2016, due aziende catalane erano interessate all’idea, ma nessuna catena era disposta a vendere una lampadina che non fosse soggetta ad usura”, spiega.

Tuttavia, Muros afferma che dopo un’intervista resa virale quest’anno da TVE nel 2012 (con oltre 330.000 Mi piace su Facebook), ha ricevuto chiamate dai distributori e persino rilanciato per vendere i suoi prodotti “da Amazon”.

“Ma non abbiamo mezzi per fabbricare i bulbi su quella scala”, si lamenta. Da qui la necessità di collaborare con un’azienda più grande che decida di investire.

Attualmente, Muros presiede l’associazione Feniss, che ha lo scopo di combattere l’obsolescenza pianificata e cerca di estendere questa filosofia ad altri prodotti, come l’abbigliamento. Per questo, Feniss conferisce una sorta di sigillo chiamato ISSOP a quelle aziende che soddisfano una serie di criteri come una durata specifica o che il prodotto che fabbricano è riparabile.

Infine, da come si legge, da ottobre nella fondazione Feniss (a cui partecipano aziende come l’orologiaio Casio) intendono lanciare una sorta di “Amazon senza obsolescenza programmata”, spiega Muros, in cui i prodotti venduti hanno una garanzia minima di cinque anni (in seguito si estenderà a 7 e 10 anni) e li renderà riparabili. “Ci sono già 367 distributori da tutto il mondo che sono interessati. Tutti i prodotti venduti avranno il sigillo ISSOP”, afferma Muros.

Per lanciarlo, la fondazione ha raggiunto un accordo con la società Imagina Digital, che sarà responsabile dello sviluppo della piattaforma web.

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