Iran, Hakamian (Cnri): “È la giornata di resistenza al regime”

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A parlare e' Mahmoud Hakamian, esponente della coalizione di movimenti progressisti e per la democrazia critici verso il governo di Teheran, fondata nel 1981 Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


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ROMA – “L’esecuzione della condanna nei confronti dei tre manifestanti scesi in piazza a novembre e’ stata bloccata solo temporaneamente; pochi giorni fa il regime ha giustiziato due prigionieri curdi e ha ripreso gli arresti dei militanti dei Mojahedin del popolo e delle loro famiglie”. A denunciarlo e’ Mahmoud Hakamian, esponente della Commissione esteri della Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri), coalizione di movimenti progressisti e per la democrazia critici verso il governo di Teheran, fondata nel 1981.
L’agenzia Dire lo intervista dopo lo stop all’esecuzione di tre giovani, accusati di “vandalismo e atti di guerra contro la Repubblica islamica” in occasione delle manifestazioni che avevano attraversato il Paese a novembre.

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Hakamian dice che la sospensione a procedere sara’ “probabilmente temporanea” ed e’ frutto di una mobilitazione “che ha coinvolto sostenitori dei diritti umani da tutto il mondo”. Per il dirigente del Cnri, pero’, la decisione non rappresenta certo un cambio di passo del governo. “La repressione coordinata dalla guida suprema Ali Khamenei e dal presidente Hassan Rouhani prosegue” secondo Hakamian, convinto che esista “il rischio che tra poco le esecuzioni riprendano come sempre”.
Il rispetto dei diritti umani in Iran e’ uno dei temi in agenda di una conferenza della “resistenza iraniana” all’estero, alla quale Hakamian prende parte oggi, online a causa della pandemia di nuovo coronavirus.
L’appuntamento, per il quale gli organizzatori prevedono una partecipazione di “oltre 100.000 persone e 1.000 personalita’ di spicco della politica mondiale, dagli Stati Uniti all’Italia“, si tiene ogni anno dal 2004, sempre tra giugno e luglio. Questi mesi sono infatti densi di ricorrenze per l’Iran. “Il 20 giugno del 1981 – dice Hakamian – il governo dell’allora ayatollah Khomeini sparo’ contro i manifestanti e i Mojahedin del popolo, uccidendo centinaia di persone e arrestandone migliaia nei giorni successivi”.

Il dirigente del Cnri continua: “Sempre a giugno, ma stavolta del 2003, la sede generale della resistenza iraniana all’estero di Parigi venne attaccata dalla polizia francese, istruita dal regime iraniano con il quale erano in corso negoziati”. Oltre alla questione dei diritti umani, al centro dell’incontro online ci sara’ la pandemia di Covid-19. “Il governo iraniano non e’ in grado di affrontare un evento simile” denuncia Hakamian. “I numeri che comunica sono completamente falsi”. Secondo i Mojahedin del Popolo, i morti a causa del nuovo coronavirus in Iran sono oltre 71.000, molti di piu’ rispetto ai 13.000 confermati dall’esecutivo.
Le cause di questa mancanza di trasparenza sarebbero principalmente due, per Hakamian: “Corruzione e impiego di denaro per sostenere gruppi terroristici sciiti all’estero, come gli Houthi dello Yemen o Hezbollah in Libano“.
Sollecitato sugli effetti dell’embargo, imposto all’Iran dagli Stati Uniti e parte della comunita’ internazionale a partire del 2015, il dirigente del Cnri riconosce che e’ “una realta’”. “Se pero’ le sanzioni venissero sollevate i soldi non andrebbero al popolo, ma verrebbero impiegati per finanziare i gruppi armati all’estero” avverte Hakamian. “L’embargo non tocca il popolo in Iran, ma solo il governo“.

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