Il buongiorno del nuovo capo di Confindustria: benzina sul fuoco

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L'editoriale di Nico Perrone per DireOggi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


«Questa politica (leggi il Governo Conte, ndr) può fare più danni del coronavirus». Papale papale. E’ il buongiorno di Carlo Bonomi, nuovo presidente di Confindustria, l’associazione che raggruppa la stragrande maggioranza degli imprenditori italiani. Non solo la politica, il nuovo capo degli imprenditori schiera le sue truppe anche contro il sindacato, visto che punta a ridurre a zero le regole nazionali lasciando la contrattazione soltanto a livello delle singole imprese e dei rispettivi dipendenti. E così, mentre in tanti già sono preoccupati per quanto accadrà nei prossimi mesi, con la possibilità che le tante difficoltà si trasformino in rivolta e protesta di massa, il nuovo capo si presenta gettando benzina sul fuoco. Una presa di posizione che ha suscitato sconcerto nel Governo e nelle forze politiche che lo sostengono. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha detto in modo secco: «Ingeneroso».

«Guarda che Bonomi è fatto così, lui è preoccupato veramente perché i dati che abbiamo in mano sono molto allarmanti, e quanto promesso ancora non arriva. Dietro non c’è nessuna tirata a Salvini e alla Lega, forse poteva essere più attento con le parole», spiega un imprenditore che conosce Bonomi da sempre, e ora con lui nella nuova fase di Confindustria. Non ci stanno Graziano Delrio e Andrea Orlando, capogruppo dei deputati Dem e vicesegretario del Pd, che lo attaccano a muso duro. Delrio si aspetta che Bonomi, ogni tanto, si ricordi di parlare degli evasori e della lotta all’evasione. «Non credo ci sia altro paese in Europa (compresi i Paesi che hanno reagito assai peggio dell’Italia al Covid) nel quale un parallelo così rozzo e generico sarebbe accettato», tuona Orlando. Proprio nel momento della ripartenza, quando è più che mai necessario far fronte comune per risolvere i grandi problemi che già si stanno presentando, si torna allo scontro, alla lotta tra le parti. Domani tutto il centrodestra, per la Festa della Repubblica, scenderà nelle piazze italiane per protestare contro il Governo e le sue politiche giudicate inefficaci e dannose per gli italiani. La tensione è destinata a salire e sono tanti che indicano proprio nella gestione (e ripartizione) delle risorse che dovrebbero arrivare dall’Europa la vera posta in gioco. Con gli industriali che ne vogliono la gran parte senza troppe intrusioni dello Stato, con i sindacati che si aspettano una nuova stagione di diritti e rivendicazioni salariali, con milioni di cittadini che non hanno più una entrata e che attendono un qualsivoglia sussidio. Ma Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, regione che sembrava destinata alla Lega e che invece proprio Bonaccini ha mantenuto nel centrosinistra battendo clamorosamente la candidata di Matteo Salvini, ha subito colto l’aria che tira: «… Penso che
bisogna aiutarlo il Governo in questa fase, a fare le scelte
migliori. La contrapposizione non serve a nessuno… Ma il Governo deve pensare a tutto il Paese, perché non può esserci ripartenza se il Mezzogiorno non viene portato col resto del paese, ma non si dimentichi che il nord, dove risiede una parte rilevante del Pil italiano ed è la parte più produttiva, ha bisogno di risposte veloci e dunque urgenti».

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