Eta Acquaridi: le stelle cadenti di maggio

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Le Eta Acquaridi: quando compaiono?

La comete, frammenti della storia eterna dell’uomo, segni indelebili del caos primario, sfere composte da sostanze volatili, biossido di carbonio, metano e acqua ghiacciati dal cui incontro con il Sole nasce la coda, la striscia di luce visibile dalla Terra che ha dato vita a mille leggende e credenze, che ha guidato, auspicato, generato premonizioni, segnalato grandi eventi e messo in contatto l’uomo con il cielo, così come tutti i fenomeni riguardanti quell’affascinante e antica scienza che è l’astronomia.


Tra le comete una delle più antiche e conosciute è la cometa di Halley, il cui ultimo passaggio è datato 9 febbraio 1986. Questa cometa ha generato delle polveri che a loro volta, hanno poi formato delle stelle cadenti, le ETA ACQUARIDI che vanno a formare lo sciame di maggio.

Questo sciame è visibile dal 21 aprile, ma raggiungerà il suo massimo picco nella notte tra il 5 ed il 6 maggio, quando a notte fonda, nell’emisfero boreale, cadranno, in modo visibile, tra le 30 e le 35 stelle all’ora; nell’emisfero australe il tasso orario di stelle visibile sarà doppio rispetto a quello del nostro emisfero e darà vita ad uno spettacolo incantato e primordiale che ci riporta a quel senso di stupore, a quella meraviglia per i fenomeni del cielo che la nostra specie mai avrebbe dovuto perdere, mai avrebbe dovuto lasciar sopire soggiogandola al cinismo frenetico e fervente che ha caratterizzato il millennio.

Le Eta Acquaridi

Le Eta Acquaridi, che furono individuate dagli astronomi cinesi nel 401 a.C, prendono il nome dalla costellazione dell’Aquario da cui provengono, ovvero, dalla posizione del Radiante, il punto dal quale si originano le meteore dello sciame, nei pressi della omonima stella η (eta) Aquarii, che si trova appunto nella costellazione dell’Acquario, la cui sigla internazionale è ETA.

Questo sciame, solitamente visibile dalla seconda metà di aprile a fine maggio, è meno fitto rispetto agli sciami estivi, ma ha sicuramente un indubbio fascino oltre che un’origine illustre; figlio della cometa di Halley posizionato nei pressi della costellazione dell’Acquario, a metà tra mito e mistica, tra il simbolismo di quella che fu la presunta cometa di Betlemme e il fascino della costellazione che porta in sé il richiamo alla nuova era, lo sciame delle Eta Acquaridi varca i cieli e sollecita le menti degli astronomi, fin dai tempi più remoti.

Una leggenda triste e infuocata accompagna le stelle cadenti e rammenta la storia di Fetonte, figlio di Febo, che un giorno, vittima della gelosia subdola del suo compagno di svaghi Epafo, mise in dubbio la sua origine semidivina. Per rassicurarlo, la madre Climene lo indirizzò alla reggia del dio del Sole, in modo che fosse lui stesso a rassicurarlo in un paterno abbraccio. Ma l’animo irrequieto del ragazzo, esaltato dalla generosità paterna, lo portò a chiedere di poter guidare, per una sola fatale volta, il carro infuocato del Sole. Febo, angosciato e preoccupato per la difficoltà dell’impresa, tentò di dissuaderlo, ma le ore stavano già montando il cocchio e legando i cavalli per la corsa giornaliera che avrebbe portato il calore del Sole.
Fetonte, impavido, salì sul carro e partì, ma la furia dei destrieri era tale che non ebbe modo di prendere il controllo. Il carro infuocato varcava i cieli bruciando costellazioni e stelle, le acque della Terra si prosciugavano ed il Nilo stesso si affrettò a nascondere le sue sorgenti in modo che non venissero essiccate dalla furia distruttiva del carro.

Fu allora che la Terra, preoccupata per l’esito di questa corsa fatta di fuoco e imprudenza, invocò l’intervento di Giove, che, seppur a malincuore, si vide costretto a colpire Fetonte con una delle sue saette.

Il fulmine vibrò e il figlio del Sole cadde, i capelli biondi in fiamme attraversarono il cielo, come scie di stelle cadenti, riportando alla dimensione terrena il giovane ormai non più in vita. Un solco ardente solcò il cielo e liberando il carro e i destrieri dal loro incauto conducente, riportò la pace tra terra e cielo.

Ogni anno, le stelle e le costellazioni del cielo ricordano il passaggio di Fetonte e rammentano il dolore di Febo e di Giove, ricordano la saetta del re degli dei scagliata contro il giovane il cui corpo in fiamme andò a spegnersi nelle acque del Po e di notte, quando l’universo riposa, cadono sulla terra, incantate gocce di luce in memoria dell’amor paterno e dell’incoscienza giovanile, esortazione alla saggezza ed al rispetto dell’esperienza.

Di Giordana Pagliarani

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