Essere madre in Italia vuol dire rinunciare a tutto

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La maternità è uno dei momenti più belli della vita di una donna, ma in Italia una madre è costretta a rinunciare a molte cose, prima fra tutte la sua identità di donna.


Non vogliamo essere allarmiste o pessimiste, cerchiamo però di guardare la figura della madre per come viene vista dalla nostra società.

In un Paese che ancora oggi cerca di mettere le donne in primo piano con campagne sociali, parole e tante parole, nei fatti concreti quali aiuti dà realmente alle madri? Pochi.

O meglio, se vuoi fare la mamma metti in conto che dovrai sostenere tantissime spese durante la gravidanza, perché le visite mediche costano e i professionisti del settore si fanno anche pagare bene. Gli esami di diagnosi prenatale, che dovrebbero essere almeno gratuiti, arrivano a costare anche 800 euro! Quei famosi 800 euro che, se sei fortunata, recuperi con il bonus bebè o bonus mamma domani, in base a come lo cambiano nelle varie riforme, sempre se lo rinnovano.

Se vuoi fare la mamma e magari hai anche la fortuna di lavorare, ti ritroverai al rientro dalla maternità con i colleghi che ti guarderanno come “quella che era in vacanza da mesi“, quando loro non sanno le notti insonni che hai passato, le paure e il senso di inadeguatezza che ti hanno travolto durante quei mesi in cui spesso eri sola a casa con un neonato.

Ah, e poi ovviamente non sanno che tu hai diritto a 5 mesi di maternità, ma l’OMS stabilisce che il bambino andrebbe allattato al seno fino al compimento del sesto mese, ma tu se vuoi stare a casa un mese in più devi prenderti la maternità facoltativa ed essere pagata al 30% del tuo stipendio, senza maturare ferie e permessi. Il 30%. Ad una donna che è appena diventata mamma e ha mille spese che magari non aveva messo in conto. Il 30%.

Poi ti renderai conto che magari facendo la pendolare con viaggi casa-lavoro che durano anche un’ora, forse un lavoro a tempo pieno non sei in grado di mantenerlo, se vuoi vedere ancora tuo figlio e non rientrare a casa quando sta già dormendo. In quel caso allora chiederai un part-time al lavoro, che però non sempre ti verrà concesso. E anche in questa situazione verrai vista dai colleghi come “quella che lavora mezza giornata” e dal datore di lavoro come “quella che è un peso per la mia società perché in mezza giornata cosa vuoi che faccia?“. In realtà non sanno che le mamme che lavorano part-time hanno comunque la stessa mole di lavoro degli altri, con la differenza che non hanno tempo da perdere perché ad una certa devono scappare dall’altra parte della città per andare a fare un altro “lavoro” quello del genitore.

Loro non sanno.

Lo Stato dovrebbe sapere, ma si gira dall’altra parte.

Parliamo anche di aiuti economici. Se sei mamma in Italia che aiuti hai? Sì, il nido gratis, sì il bonus a seconda del governo, ma avrete sicuramente sentito parlare di ISEE, vero? Eh be certo, perché l’ISEE è quella bella documentazione che stabilisce se tu mamma puoi ottenere o meno un determinato bonus in base al tuo reddito. Perché adesso è il reddito che stabilisce il tuo reale bisogno di aiuto. Non se sei sull’orlo di una crisi di nervi o depressiva post partum. Che poi le famiglie che rientrano in un ISEE basso sono quelle che hanno molti più figli a carico di te, che la mamma è costretta a casa dal lavoro, magari un lavoro non l’ha mai fatto e vivono sul reddito del padre. Tu che ti alzi tutte le mattine alle 5, prepari tuo figlio, paghi 600 euro di asilo, prendi i mezzi pubblici (che costano e sono sempre in ritardo e sporchi) per andare a lavorare part time o full time, se hai un reddito “decente”, secondo lo Stato non hai bisogno di aiuto economico, tanto che altre spese hai?

In tutto questo non vi ho ancora parlato del bisogno magari di uscire un attimo. Eh no, sei mamma adesso, dove vorresti andare senza il tuo bambino? L’hai voluto ora non è che puoi prendere e uscire e lasciarlo a qualcuno che lo accudisca al posto tuo.

Questo è il modo di ragionare tutto italiano, dove la mamma deve rinunciare a se stessa, alle sue aspirazioni lavorative, rinunciare ad uno stipendio adeguato alle sue capacità e professionalità. La madre in Italia rinuncia in favore di che cosa? Di un figlio felice? Ma lo sapete voi che i nostri figli sono felici se percepiscono da noi tranquillità, serenità e stabilità? Mio figlio per essere felice non ha bisogno di vedermi 24 ore su 24 7 giorni su 7, ma piuttosto ha bisogno di imparare l’intraprendenza e l’indipendenza. Valori che in Italia non vengono minimamente associati alle donne, figuriamoci alle madri.

Viviamo, purtroppo, in un Paese che vede la figura della madre come casalinga, che “tanto è a casa, non lavora” e lo Stato ci vorrebbe così, perché in questo modo costiamo meno alle spese pubbliche. Del nostro amor proprio non frega niente a nessuno, quindi è arrivato il momento di prenderci il nostro posto nel mondo come madri, come donne, come persone.

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