Cultura, Croppi: “Quadriennale Roma 2020 si farà, sarà un segnale di speranza”

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Umberto Croppi, presidente della Fondazione La Quadriennale, in una intervista all'agenzia Dire spiega i motivi che hanno spinto lui e la sua squadra a non rimandare l'esposizione

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ROMA – La Quadriennale d’arte di Roma si fara’ e sara’ un segnale di speranza. A confermare una delle manifestazioni culturali piu’ attese nella Capitale e’ Umberto Croppi, presidente della Fondazione La Quadriennale, che in una intervista all’agenzia Dire spiega i motivi che hanno spinto lui e la sua squadra a non rimandare l’esposizione che, come da programma, aprira’ al pubblico venerdi’ 30 ottobre al Palazzo delle Esposizioni e sara’ gratuita grazie alla sponsorizzazione di Gucci.

Una decisione, quella di non fermarsi, presa gia’ lo scorso febbraio e ribadita nelle ore successive al nuovo Dpcm che non tocca il settore delle mostre, ma per arginare i contagi da Covid-19 impone la chiusura di cinema e teatri, oltre a quella dei ristoranti e dei locali oltre le 18.

– Presidente, in questo nuovo contesto la Quadriennale e’ confermata?

“E’ confermata in quanto per nostra parziale fortuna l’ultimo decreto non influisce in maniera diretta sulle attivita’ espositive, anche se in maniera indiretta in parte si’. Il coprifuoco ci impedira’ di fare orari piu’ lunghi nei fine settimana, e anche la chiusura delle attivita’ di ristorazione riduce la voglia delle persone di spostarsi. Ma abbiamo investito molto in un allestimento complesso, con una movimentazione delle opere importante. È stato un anno intero di lavoro assiduo e manteniamo intatto il calendario. E poi ricordo che la Quadriennale si svolse perfino nel ’44, in piena guerra mondiale: ha un tradizione di sfida rispetto al contesto”.

– C’e’ pero’ anche un valore simbolico che vi ha spinto a non rimandare nonostante il momento?

“Questo e’ all’origine della nostra decisione presa lo scorso febbraio. Quando si annunciava la possibilita’ di una chiusura totale, come poi e’ stato, decidemmo allora che qualsiasi incertezza avrebbe comportato l’impossibilita’ di realizzare questo evento. Sfidammo le paure e siamo andati avanti soprattutto per questo motivo. Spostarlo di un anno ci avrebbe messo tutti piu’ tranquilli, ma se non si da’ un segnale di speranza con l’arte e la cultura significa che ci siamo rassegnati”.

– In queste ore una larga parte del mondo della cultura italiano protesta contro la decisione di chiudere teatri e cinema. Qual e’ la sua posizione?

“Ho sottoscritto insieme a migliaia di persone, non solo personalita’ del mondo della cultura, un appello al presidente Conte perche’ si torni indietro su questa misura. Non ci si spiega il motivo per cui ambienti che hanno investito molto nell’attivita’ di sanificazione e sistemazione degli spazi che seguono in maniera scrupolosa i protocolli debbano essere tra le poche categorie a pagare lo scotto di questa situazione. Anzi, proprio adesso ci sarebbe bisogno di momenti di distrazione e di crescita attraverso lo spettacolo o l’arte, altrimenti non si fa che alimentare un clima di depressione e paura”.

– Veniamo al titolo di questa Quadriennale 2020: ‘Fuori’. Come nasce?

“All’origine avevamo previsto di non dare un tema e dunque nemmeno un titolo a questa edizione. Con un atto anche di presunzione volevamo chiamarla La Quadriennale. Ma in pieno lockdown e’ venuta fuori l’idea di darle questo titolo, che non e’ un tema perche’ gli artisti non hanno lavorato in funzione di questo tema. È un titolo nato da un dato esistenziale, di voglia di uscire da quella costrizione. E dunque per estensione di uscire dagli schemi, dai luoghi comuni e dal conformismo. Poi, per giunta, un tema cosi’ polisemico si adattava perfettamente anche al contenuto della mostra, immaginata anche come intreccio di temi diversi, ma tutti rivolti verso la rottura degli schemi”.

– Alcune settimane fa La verita’ ha parlato del titolo ‘Fuori’ come rievocazione del “movimento di sinistra che negli anni Settanta sdogano’ le istanze degli omosessuali e dell’ambiente queer”. Qual e’ la sua risposta?

“Quell’articolo riduceva l’evento della Quadriennale a una rievocazione. Nei materiali informativi della Quadriennale si e’ fatto anche riferimento a quel tema, ma non e’ certo la motivazione in base a cui e’ stata allestita e pensata questa mostra. Quella della Verita’ era una lettura non solo riduttiva, ma sicuramente malevola perche’ aveva in se’ i germi di una critica a cui non ci sottraiamo, ma non c’era l’intenzione di rievocare il movimento Fuori. I temi del gender e della sessualita’ sono presenti, certo, proprio perche’ e’ l’arte che li registra e li racconta”.

– A proposito di differenze di genere, c’e’ una presenza femminile molto forte in questa edizione della Quadriennale.

“La presenza femminile e’ forte, ci sono anche alcune artiste storiche che fanno parte della sezione antologica della mostra e poi artiste viventi. Ma anche in questo caso non e’ una questione di quote rosa, ma di dare conto di una rinnovata e aumentata presenza di donne artiste. E al riguardo ricordo che tra le iniziative esterne alla Quadriennale promosse da altre realta’ ce n’e’ una a pochi metri dal Palazzo delle Esposizioni, in via Cristi, curata da Paolo Pancotto in cui vengono messe in mostra tre donne intorno alla figura di Pasquarosa, tutte e tre presenti in diverse edizioni della Quadriennale”.

– Quanti artisti esporranno alla Quadriennale 2020 e come sara’ l’allestimento?

“Sono 43 artisti che, come nelle edizioni storiche, avranno a disposizione ognuno un ambiente. Annuncio che il Palazzo delle Esposizioni sara’ una sorpresa per i visitatori che lo troveranno completamente ridisegnato dall’allestimento pensato per creare stanze destinate ai singoli artisti. Ognuno di loro esporra’ in media sette opere, molte delle quali sono degli inediti prodotti ad hoc”.

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