Cresce l’età media, in Italia si vive sempre di più
Tempo di Lettura: 3 minuti MILANO (ITALPRESS) – L’aspettativa di vita media nei 27 paesi dell’Unione Europea è stimata a 81,5 anni nel 2023. Lo dicono i dati preliminari pubblicati da Eurostat, in base ai quali i cittadini europei hanno guadagnato quasi un anno di vita rispetto al 2022 e 0,2 anni rispetto al periodo precedente al Covid-19. In Italia, […]
MILANO (ITALPRESS) – L’aspettativa di vita media nei 27 paesi dell’Unione Europea è stimata a 81,5 anni nel 2023. Lo dicono i dati preliminari pubblicati da Eurostat, in base ai quali i cittadini europei hanno guadagnato quasi un anno di vita rispetto al 2022 e 0,2 anni rispetto al periodo precedente al Covid-19. In Italia, come in altri quattordici paesi del vecchio continente, l’aspettativa di vita è superiore alla media UE, e si attesta a 83,8 anni, un valore superato solo dalla Spagna. In tutti i paesi europei le donne vivono più a lungo degli uomini, un gap che però tende a ridursi per la progressiva trasformazione dello stile di vita. Tra le caratteristiche del nostro paese c’è quella di avere la popolazione più vecchia d’Europa, in Italia la media è di 48.4 anni, contro i 44,5 anni dell’UE. Sono questi alcuni dei temi trattati da Tiziano Lucchi, direttore della geriatria dell’IRCCS Policlinico di Milano, nonchè a capo di una equipe che si dedica anche allo studio, diagnosi e cura dei pazienti – anziani e non – affetti da malattie metaboliche, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Gli ultimi dati Istat ci fanno vedere che in Italia le nascite diminuiscono, ma aumenta l’attesa di vita alla nascita, un pò più di 81 anni per gli uomini e quasi 85 per le donne – ha esordito – L’indice di invecchiamento, ovvero il rapporto tra i soggetti ultra 65enni e la popolazione generale, è in Italia del 24%, inoltre aumentano i grandi anziani e ci sono più di 22.000 centenari – ha sottolineato Lucchi – Il Censis ci dice che nel 2040 la percentuale di anziani salirà al 30%, un italiano su tre avrà più di 65 anni”. Nelle grandi città italiane è Milano a presentare la maggior percentuale di anziani rispetto alla popolazione generale ed è nel capoluogo lombardo, non di certo tra le cosiddette zone blu, che vive anche la persona più vecchia d’Italia, un uomo di 115 anni. “C’è un ringiovanimento biologico della popolazione, l’anziano normalmente è classificato a partire dai 65 anni, ma ormai ciò è improprio e anacronistico – ha spiegato – E’ una definizione che risale all’impero prussiano ed era la soglia nella quale si fissava l’età pensionistica, in pochi ci arrivavano e lo stato ci guadagnava – ha raccontato il professore – L’anziano attualmente è chi ha un’età inferiore di dieci anni rispetto all’aspettativa di vita, in Italia il limite è ormai dunque spostato fino a oltre i 70 anni”.
E sull’importanza dell’attività fisica: “L’esercizio fisico è fondamentale per mantenere una funzionalità del corpo, uno studio recente ha preso in considerazione non tanto l’attività fisica sportiva, perchè tutto sommato sono sufficienti anche 4.000 passi al giorno, sono 2 km e mezzo al giorno. In questo modo, inizia già a diminuire il rischio di mortalità – ha ribadito – Il nostro fisico ha una prestazione funzionale massima intorno ai 30 anni e poi inizia un decadimento che può avvenire attraverso diverse traiettorie, l’invecchiamento è molto diversificato tra i vari soggetti. L’attività che fa bene è quella fisica e aerobica, quella intensa espone a dei rischi – ha ammonito – Ci sono degli stereotipi purtroppo, l’invecchiamento attivo deve essere inteso come la libertà dell’anziano di essere se stesso”. Ha meno peso sull’invecchiamento, al contrario di quello che molti pensano, l’aspetto genetico: “Il mio maestro, il professor Vergani, diceva ‘Vecchi sbagliati lo si diventa da giovanì. Sottintendeva che gli stili di vita corretti prima li metti in atto e meglio è – ha ricordato – D’altra parte, c’è da dire che un tempo si pensava che la genetica contasse tantissimo, invece gli studi sui gemelli omozigoti c’hanno fatto vedere un’importante differenza in base allo stile di vita. Il gene conta solo fino al 25% circa”.
“Einstein diceva che l’uomo è vecchio quando i rimpianti prendono il posto dei sogni. Ho avuto il piacere di curare diversi centenari – ha concluso Lucchi – Ciò che caratterizzava queste persone è che mantenevano degli obiettivi futuri”.
– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).