Conte non cede alla provocazione di Renzi e gli ‘spacca’ Italia Viva

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giuseppe conte

ROMA – Il giorno dopo è un pullulare di voci, interpretazioni e scenari politici. Su quanto accaduto ieri al Senato, dove il premier Conte si è portato a casa la fiducia con 156 voti (ma sarebbero stati 157 con il senatore M5S rimasto a casa per covid, ndr), ma sotto quota 161 della maggioranza assoluta. Conte tra poco salirà al Colle per riferire al presidente della Repubblica, spiegare quello che intende fare per rafforzare e allargare l maggioranza di governo. Operazione da fare in fretta, perché più tempo passa e più la situazione rischia di precipitare verso le elezioni anticipate. A quanto riferiscono diverse fonti, ieri il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, fino all’ultimo ha cercato di forzare la mano (e la pazienza del premier) per tentare il colpaccio all’ultimo minuto: schierare Italia Viva contro la fiducia. Per questo in aula ha attaccato a muso duro Conte, lo ha accusato di tutto e di più, sperando che il premier uscisse dai gangheri replicando come aveva fatto a suo tempo con Matteo Salvini. “Ce ne siamo accorti ed è partita la contraerea – riferiscono fonti Dem- un mare di messaggini a Conte, per non farlo cedere alla provocazione, rimanere tranquillo”. A quel punto Renzi ha cercato di convincere lo stesso il suo gruppo ma c’è stata la rivolta: “Ci risulta che almeno sette senatori gli hanno sbarrato la strada, minacciandolo di votare a favore di Conte. A quel punto Renzi è stato costretto ad ingoiare il rospo e rimanere sull’astensione”. Il malessere comunque rimane, e difficilmente questi senatori accetteranno di fare opposizione insieme a Meloni e Salvini. Finito il primo tempo, da oggi è cominciato il finale di partita. Che ha tempi brevi però. Bisognerà formare questo nuovo gruppo “per arrivare ad avere almeno 170 voti… tolti i tre senatori a vita che hanno votato ieri, che non sono ogni giorno al Senato a votare, ne servono almeno una quindicina”. Per quanto riguarda i contatti, si parla di 3-4 dentro Forza Italia, i 3 di Idea-Cambiamo, 3 di Italia Viva e i 3 Udc. Chiaro che non basterà una trattativa incentrata sui posti governativi, anche perché non ce ne sono così tanti: oltre ai due ministeri e al sottosegretariato lasciati da Italia Viva, in ballo adesso ci sono pure la delega ai servizi, forse un vicepremier, lo sdoppiamento Infrastrutture-Trasporti e anche un altro ministero tra le deleghe in mano ai Rapporti col Parlamento. Bisognerà guardare oltre, ad assicurare magari anche un posto alle prossime elezioni politiche. E qui si aprono gli scenari: una lista del premier Conte creerebbe più problemi che soluzioni. Non solo perché i sondaggi dicono che toglierebbe voti a Pd e M5S, ma pure perché con il Conte capo partito perderebbe la forza che ha oggi come ‘terzo’. Se Conte, alla fine, resterà il candidato alla presidenza della coalizione di centrosinistra, allora urge trovare il ‘golden boy’ che dovrà mettersi alla testa di questo nuovo movimento politico. Per alcuni esponenti politici potrebbe essere Luigi Di Maio (con Conte come garante), che a quel punto potrebbe guadagnarsi il consenso anche della gran parte del personale M5S che rimarrebbe comunque fuori non solo per il taglio dei parlamentari ma anche per le regole sul doppio mandato. Servirà buona e ‘alta’ politica, perché’ bisognerà mettere d’accordo culture diverse. Ma la sfida potrebbe essere interessante. A quel punto ci sarebbe l’altra parte del M5S che giocherebbe come federatore nel campo della sinistra e dell’ambientalismo. Una coalizione a tre punte in grado di battere Salvini e Meloni. E Forza Italia? “Una parte spera che Salvini mantenga la promessa di salvarli… Gli altri o si metteranno in gioco col nuovo movimento centrista e liberale o spariranno”, dice una fonte forzista. Per quanto riguarda invece la possibilita’ di ricucire con Renzi, tra i Dem viene giudicata una fake news: “Impossibile, Renzi si è messo fuori da solo”.


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