Consulta, anche basta con la regola del più anziano

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Vi siete mai chiesti come mai il presidente della Corte Costituzionale resti solitamente così poco in carica?

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ROMA – Signori giudici della Corte Costituzionale: eleggete il vostro presidente in modo che duri in carica più di qualche settimana. Non se ne può più di mandati che non fanno a tempo a iniziare e sono già finiti. È chiarissimo: si tratta di una consuetudine che ha una sua logica. Vale la pena ricostruirne i termini. Il presidente, viene eletto a scrutinio segreto dai 15 giudici che compongono la Corte. E potrebbe durare in carica tre anni. Anzi, in base alle norme sarebbe anche rieleggibile, purché resti nell’ambito del mandato di nove anni previsti per i giudici costituzionali. Ma la prassi vuole che i 15 membri della Consulta all’atto di votare, scelgano praticamente sempre il membro più anziano. Così questo, una volta eletto presidente, resta in carica fino al raggiungimento dell’età pensionabile dei magistrati (75 anni) o alla fine del mandato da giudice costituzionale (nove anni, come detto). È questo il motivo per cui molto spesso i presidenti della Consulta vengono eletti e durano pochi mesi. L’ultimo, Mario Morelli, votato oggi 16 settembre, saraà presidente fino al 12 dicembre, quando raggiungerà i nove anni di permanenza alla Consulta. A quel punto si procederà a una nuova elezione. La consuetudine risponde all’esigenza di non personalizzare l’organo, giudice delle leggi. Ma quale vulnus porterebbe alla collegialità della Corte un presidente che duri in carica tre anni? Nessuno. In cambio, il presidente che possa ricoprire l’incarico per un tempo congruo potrebbe svolgere al meglio il ruolo di coordinamento e impulso che dovrebbe avere, e che il frazionamento tra un incarico e l’altro, giocoforza, riduce. C’è poi un aspetto simbolico, ben esemplificato dalla presidenza breve di Marta Cartabia, la prima presidente donna, appena 57enne, uscita di scena dopo appena un anno. E infine uno, del tutto marginale, di tipo economico, visto che i presidenti percepiscono un’indennità aggiuntiva di un quinto dello stipendio rispetto ai colleghi giudici (che sono i più pagati al mondo). Che si ricordi, un solo giudice costituzionale si è autoridotto l’emolumento: si chiama Sergio Mattarella, eletto presidente della Repubblica.

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