Comunità energetiche scolastiche: ora sappiamo quanto risparmieremmo installando pannelli fotovoltaici in tutte le 40.000 scuole italiane

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Con appena 20 kW di fotovoltaico sui tetti dei 40milaa edifici scolastici italiani avremmo energia per oltre 400mila famiglie. Gli istituti scolastici, insomma, potrebbero essere i protagonisti della rivoluzione energetica dal basso. Basta solo volerlo. Cosa aspettare?


È la provocazione che arriva dal manifesto “Scuole e università a zero emissioni” di Legambiente, il cui obiettivo è quello di attivare processi educativi e infrastrutturali rivolti al mondo delle scuole e delle università, amministrazioni comunali e provinciali, per costituire comunità energetiche rinnovabili e solidali (C.E.R.S) che assumano la sfida della giusta transizione ecologica, come chiave educativa e strutturale.

Se, di fatto, siamo nel pieno di una crisi energetica, e lo vediamo dal caro bollette con l’assoluta mancanza di mezzi contro i tagli alle esportazioni di gas che minaccia la Russia, la soluzione è sempre la stessa: renderci autonomi energeticamente con le rinnovabili. E proprio le Comunità Energetiche sono la risposta.

Cosa sono le CER

Una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) è un’associazione di clienti finali, consumatori di energia elettrica, che possono oggi associarsi per produrre localmente, tramite fonti rinnovabili, l’energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno, “condividendola”, dunque un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, autonomo (“off grid”), controllato da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità stessa.

Il suo obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici e/o sociali a livello di comunità ai propri azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari.

Le scuole

E se tutto questo avesse (anche) il nome di scuola? Se in tutti i 40mila edifici scolastici attivi in Italia installassimo 20 kW di pannelli solari fotovoltaici riusciremmo in breve tempo a produrre energia pari al fabbisogno di oltre 400mila famiglie, portando benefici ambientali e sociali.

La scuola è il principale punto di riferimento nei territori di un “essere collettività”, coniugando aspettative di tipo sociale, educativo e culturale. Ma la condizione dell’edilizia scolastica nel nostro Paese restituisce una fotografia di un patrimonio particolarmente vetusto e poco manutenuto.

Secondo il rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente, su 7.037 edifici scolastici delle città capoluogo di provincia, circa una scuola su due non dispone delle certificazioni obbligatorie (agibilità, prevenzione incendi, collaudo statico); l’88% degli edifici è sotto la classe energetica C; solo sul 16,7% sono presenti impianti di energia rinnovabile (tra questi per il 34,8% solari termici, per il 69,2% solari fotovoltaici, per l’1,3% geotermia, per l’1,2% a biomassa, per lo 0,6% a biogas). Oltre la metà sono privi di impianti per lo sport e solo il 61,2% godono del servizio mensa.

A questi si aggiungono i dati dell’anagrafe dell’edilizia scolastica pubblicati nel marzo 2020 sul Portale Unico della Scuola: su 40.160 istituti scolastici attivi, almeno 34.111 hanno un impianto di riscaldamento a gas, 93 presentano un impianto centralizzato ad olio combustibile, 5.454 a gasolio, 24.592 a metano e 930 a gpl. Un quadro critico, che restituisce la necessità di interventi importanti per migliorare la qualità degli edifici e della vita degli studenti e del personale che vi lavora, ma anche per mitigare gli impatti che questi edifici inefficienti possono avere sull’ambiente.

Le fasi per la decarbonizzazione

Per questo processo di decarbonizzazione degli istituti scolastici, sono previste 4 fasi:

  1. Maggiore consapevolezza su temi quali innovazione sociale, sviluppo e qualità della vita, organizzando workshop formativi. Ad esempio, quelli previsti dal progetto Youth4planet, che con metodologie orizzontali e innovative, uniscono educazione non formale e momenti di azione concreta per far fronte alla crisi climatica, a partire dalla propria scuola e dal proprio territorio.
  2. monitoraggio su consumi elettrici, termici e comfort climatico (audit scolastico), per una maggior conoscenza del proprio “peso climatico”
  3. decarbonizzazione dell’istituto, creando Comunità energetiche rinnovabili sfruttando i tetti degli edifici scolastici. LE CER possono portare risparmi in bolletta ai membri fino al 30% e possono rispondere alle necessità delle fasce di popolazione più debole, come dimostra l’esperienza della prima Comunità energetica e solidale di San Giovanni a Teduccio a Napoli Est.
  4. percorso di efficientamento della scuola, con i ricavi ottenuti dalla CER, ma anche utilizzando gli strumenti incentivanti esistenti (ad es. conto termico). E per l’energia consumata dalla rete andrà scelto un operatore certificato che fornisca energia 100% rinnovabile

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Fonte: Legambiente

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