Come saranno le nostre città in futuro? Basta un click per vedere gli effetti terribili della crisi climatica (confermati da uno studio)

Condividi
Tempo di Lettura: 3 minuti

Basandosi sui risultati di un recente studio, l’organizzazione Climate Central ha realizzato una piattaforma interattiva che mostra come appariranno le nostre città a causa dell’innalzamento del livello del mare


Ormai da tempo siamo consapevoli che l’innalzamento del livello del mare, provocato dalla crisi climatica, porterà alla scomparsa di diverse città costiere. Una situazione apocalittica che non è facile da immaginare. Ma come appariranno le città che conosciamo tra qualche decennio, quando verranno inghiottite dalle acque? A darci un’idea molto realistica è una nuova piattaforma online, messa a punto da Climate Central, un’organizzazione indipendente di scienziati e giornalisti esperti di clima.

Se state pensando che si tratti di fantascienza o allarmismo esagerato, vi state sbagliando. Gli angoscianti scenari che vengono mostrati si basano sui dati scientifici di uno studio condotto dai ricercatori di Climate Central, Princeton University e Potsdam-Instituts für Klimafolgenforschung (PIK) e il Potsdam Institute for Climate Impact Research.

Leggi anche: Non solo Venezia, l’innalzamento del livello del mare farebbe scomparire anche queste città italiane, le proiezioni della Nasa e IPCC

1 miliardo di persone a rischio (a causa dell’innalzamento del livello del mare)

La ricerca realizzata dal team di esperti, pubblicata su Environmental Research Letters, parla chiaro: gran parte delle emissioni di anidride carbonica provocate dall’uomo rimarrà nell’atmosfera per centinaia di anni, portando ad un aumento delle temperature e a un innalzamento del livello del mare a livello globale.  

“Se a causa delle emissioni elevate l’aumento delle temperature supererà  i 4°C  si prevede un aumento di circa 8,9 m del livello del mare a livello globale nei prossimi decenni” avvertono gli esperti. 

Lo studio rivela anche che 50 città, molte delle quali si trovano in Asia, dovranno fare i conti con questo fenomeno e rischiano di sparire. 

Per quanto riguarda le nazioni, Cina, India, Indonesia, Vietnam, leader globali nella recente costruzione di centrali a carbone, hanno le più grandi popolazioni contemporanee che vivono in territori che si trovano al di sotto del livello di alta marea previsto, insieme al Bangladesh” – spiegano i ricercatori. – Sulla base delle proiezioni del livello medio del mare, almeno una grande nazione in ogni continente, come l’Australia e l’Antartide saranno tenute affrontare un’esposizione eccezionalmente alta. Molte piccole nazioni insulari potrebbero sparire del tutto. Le acque del mare potrebbero invadere la terra occupata da ben il 15% dell’attuale popolazione mondiale (circa un miliardo di persone). 

E secondo lo studio, evitare totalmente la catastrofe è praticamente impossibile. Ma possiamo fare qualcosa per limitarne i danni. 

“Il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima potrebbe servire a salvare la metà dei territori a rischio, consentendo alle nazioni di evitare di costruire difese non testate o di abbandonare molte megalopoli costiere” concludono gli scienziati. 

Leggi anche: Paura per Venezia, innalzamento del livello del mare irreversibile. Lo studio

Ecco come saranno le nostre città sommerse dalle acque del mare

Sulla piattaforma realizzata da Climate Central è possibile come sarà il futuro di tantissime città del mondo. Per ogni città viene fatto un confronto tra due foto che mostrano lo scenario più ottimistico, nel caso in cui si dovessero raggiungere gli obiettivi di Parigi (non superando gli 1,5 °C) e quello più drammatico, con un aumento delle temperature globali di oltre 3°C.

Catania (Italia)

catania livello del mare

@Climate Central

Barcellona (Spagna)

barcellona livello del mare

@Climate Central

Amburgo (Germania)

amburgo livello mare

@Climate Central

Dacca (Bangladesh)

dacca bangladesh

@Climate Central

Per accedere alla piattaforma interattiva CLICCA QUI

Fonti: Climate Central /Environmental Research Letters

Leggi anche:

Loading

Lascia un commento