Come capire se tuo figlio è vittima di bullismo a scuola

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Un figlio vittima di bullismo è sicuramente qualcosa al quale un genitore non è preparato, ma dovrebbe esserlo. Ci sono segnali che si possono interpretare e che devono essere colti il prima possibile per non incorrere poi in situazioni ancora più complesse. 

Uno dei tanti aspetti difficili che caratterizza il bullismo è la reazione del bambino vittima di un fenomeno così spregevole. Una reazione che varia da soggetto a soggetto, e soprattutto dalla sensibilità di ciascuno, una sensibilità che nei bambini è davvero tanto spiccata.

Quali sono i bambini presi di mira più spesso

Tendono ad essere presi di mira i bambini o ragazzini più insicuri, sensibili, perennemente ansiosi, con una scarsa stima in sé stessi, nelle loro qualità. Spesso si trovano in una condizione di profonda depressione, lasciando che siano gli altri ad avere il controllo sulla loro vita, dal momento che non credono di avere le capacità per prendere decisioni da soli, in modo autonomo.

È bene specificare le azioni in cui si declina un comportamento così spregevole.

Di solito il bullismo viene sintetizzato in azioni quali:

  • essere chiamati in modo ripetitivo,
  • ricevere insulti,
  • subire violenza psicologica e fisica,
  • diffusione di voci maligne sul proprio conto,
  • essere derisi per la religione in cui si crede,
  • per il proprio colore della pelle,
  • per la propria sessualità o stato sociale,
  • essere emarginati

Non esiste un unico ed inequivocabile segnale, ma il comune denominatore di tutte le declinazioni è dato dalla profonda sofferenza che provocano, dalla loro capacità di creare una ferita che difficilmente potrà rimarginarsi. Una ferita che causerà un senso di profonda insicurezza, agitazione, paura. Uno stato d’animo che conduce la vittima a sentirsi in colpa per tutto, a vedere che in sé c’è sempre qualcosa di sbagliato.

Come capire se tuo figlio è oggetto di bullismo: i segnali

Come possiamo riconoscere i segnali? Come facciamo a capire che nostro figlio sta soffrendo? Spesso, capita che l’aggressività e la violenza subita venga riprodotta sugli altri.

Se un bambino manifesta ai genitori o a agli altri un comportamento violento, aggressivo o ansioso, molto probabilmente lo mette in atto perché è lo stesso comportamento che ha ricevuto.

Ancora, può capitare che il bambino, trovandosi in una situazione così insopportabilmente difficile da sostenere, si senta in colpa o addirittura si vergogni di quello che gli sta capitando. Così il bambino potrebbe chiudersi in se stesso, non trovando il coraggio di condividere con i genitori un’esperienza così negativa e umiliante. Dal momento che si tratta di un tema così delicato, di una sofferenza così estrema vissuta dal bambino, è comprensibile che la vittima in questione abbia difficoltà ad esprimere un dolore così forte. Ma è comprensibile allo stesso modo anche la difficoltà vissuta dai genitori nel prevedere una situazione del genere senza la confessione del bambino.

Perché mio figlio non mi dice che è vittima di bullismo?

Il bambino può non dire nulla con la parola, è vero, ma implicitamente può dire tanto in altri modi.

La difficoltà a dormire è un primo segno, come può esserlo anche il pianto frequente e insistente, o addirittura la volontà di non frequentare luoghi di aggregazione come la scuola. Talvolta, infatti, sono proprio i luoghi di aggregazione a vedere mettersi in atto dei comportamenti violenti nei confronti dei bambini. Spesso poi, questi bambini, non creduti, cercano delle scuse per non recarvisi o per evitare di incontrare certe persone.

Tra gli altri segnali, ci sono anche quelli più evidenti, come lividi inspiegabili, lesioni fisiche, tagli e graffi.

Un altro aspetto a cui i genitori devono prestare attenzione è la “perdita di cose”. Infatti, a tal proposito, i bulli tendono ad impadronirsi di alcuni oggetti posseduti dai loro “bersagli”. Quindi le vittime potrebbero fare ritorno a casa senza i suoi giocattoli, diari scolastici, vestiti, soldi e altri tipi di oggetti.

Un altro segnale inconfondibile è il cambiamento radicale nel comportamento del proprio bambino. Passare dall’essere sempre allegro e socievole al piangere ininterrottamente o all’essere sempre triste e scontroso potrebbe essere un elemento da cogliere al volo per i genitori. Lo stesso esito potrebbe essere colto quando un bambino molto chiuso e timido diventa improvvisamente aggressivo e iperattivo, del tutto diverso da come era prima.

Non parlare, avere paura quando si parla di certi argomenti o persone, evitare di prendere l’autobus, fare strade diverse per recarsi a scuola, sviluppare una regressione nell’apprendimento, mostrare apatia e demotivazione sono altri atteggiamenti che, indirettamente, fanno capire che c’è qualcosa che non va. Nei casi più estremi, un altro campanello d’allarme è dato da discorsi tenuti dal bambino, vittima di bullismo, in merito al suicidio.

Bullismo cosa fare se sei genitore per aiutare il tuo bambino

Nel momento in cui un genitore viene a sapere che il figlio è soggetto ad atti di bullismo, inizia a provare ovviamente una serie di emozioni negative. Rabbia, confusione, stress e un grande senso di colpevolezza sono tra i più comuni, oltre al grande desiderio di trovare una soluzione per il proprio bambino.

La cosa da non fare è recarsi a scuola o in qualsiasi altro luogo di aggregazione in cui si pensa che il figlio abbia subito violenza, e perdere completamente il controllo. O addirittura, incitare i figli a reagire in modo brusco o violento o metterlo sotto pressione con domande insistenti.

La cosa migliore da fare è provare a trovare un equilibrio, costruendo con lui un dialogo nel modo più delicato e affettivo possibile. Solo così il bambino potrà iniziare ad aprirsi, a fidarsi del proprio genitore, manifestando i suoi stati d’animo. Sarebbe positivo, da parte del genitore, evitare di avere confronti diretti con il bullo, senza sostituirsi al figlio, dal momento che in questo modo andrebbe a sminuirlo ancora di più .

Il compito del genitore è agire, ma non da solo! Infatti, sarebbe opportuno, da parte sua, parlare con le maestre spiegando loro le sue preoccupazioni in modo pacato. Sarebbe giusto chiedere loro se hanno notato un isolamento da parte del bambino, un senso di solitudine, di infelicità nello svolgimento delle normali attività scolastiche. Nelle scuole secondarie è difficile che gli insegnanti vengano coinvolti in attività extra scolastiche, quindi è ancora più complesso per loro intuire situazioni di bullismo. Nonostante ciò, è comunque necessario parlare con loro per comprendere più facilmente i problemi e per trovare delle soluzioni efficaci.

Nei casi che presentano una gravità maggiore, invece, è bene che il genitore si rivolga a degli esperti. Questi possono poi stabilire una collaborazione con la scuola e/o aiutare il bambino in difficoltà a sviluppare le capacità necessarie per risolvere il suo malessere.

Come difendersi dai bulli a scuola

Tra i più comuni campanelli d’allarme da parte delle vittime di bullismo ci sono i classici malesseri che il bambino dice di accusare per evitare di recarsi a scuola, come: mal di pancia, mal di testa.

Spesso, sono visti come dei semplici pretesti per saltare le lezioni alle elementari, ma in realtà dovrebbero essere letti dai genitori come un segnale che il bambino indirettamente sta lanciando loro. Abbiamo detto già prima che una delle cose più errate che un genitore possa fare è assumere un comportamento brusco ed eccessivamente diretto con il proprio bambino, anzi. In questi casi è fondamentale costruire con lui un dialogo molto tranquillo rispettando i suoi momenti di silenzio. Solo in questo modo il bambino capirà di potersi fidare dei genitori, dal momento che sono sempre disponibili nei suoi confronti.

Un altro aspetto da evitare per i genitori è quello di avere una reazione brusca con i bulli, artefici del malessere del proprio bambino. Bisogna, invece, saper essere collaborativi con loro, costruendo un dialogo tranquillo e pacifico.

Nella scuola dell’infanzia, invece, non si manifestano veri e propri atti di bullismo, ma forme di prepotenza in un’età che va dai 3 ai 6 anni. Solitamente, i bambini che appartengono a questa fascia di età e che subiscono delle prepotenze riferiscono tutto ai genitori. Invece, è proprio il piccolo bullo che si rifiuta di “fare pace”, continuando con i suoi dispetti. Ma come bisogna comportarsi? La cosa importante è agire subito, con calma e attraverso un dialogo aperto, per capire cosa lo spinge ad assumere questi comportamenti.

Bullismo in classe cosa fare anche in caso di bullismo verbale a scuola

Alle elementari, o anche alle scuole secondarie, è bene non sottovalutare un’altra forma in cui si declina il bullismo: quella verbale. Una violenza psicologia, questa, che rende le vittime dei soggetti frustrati, deboli, e ancora più insicuri di quanto già sono.

Ma come può reagire la vittima in queste situazioni? Anche se è estremamente difficile, il bambino vittima di bullismo deve dare l’impressione che gli insulti ricevuti non lo danneggino, che non lo colpiscano in alcun modo, rendendo così il bullo insicuro della sua strategia. L’unica arma è “ignorare il bullo”, dal momento che lui cerca solo attenzione e supporto degli altri che lo circondano. Non bisogna mai rispondere allo stesso modo: la cosa fondamentale è rimanere civili e parlare, direttamente con il bullo o con qualcuno di cui si ha fiducia.

Vittima bullismo conseguenze: quali sono e come evitarle

Rispetto ai segnali visti in precedenza, che possono essere in grado di comunicare un malessere in modo indiretto, gli esperti sono riusciti ad individuare le conseguenze vissute dalle vittime di bullismo. Depressione, ansia, problemi picosomatici, disturbi del sonno sono solo alcuni degli effetti legati al bullismo. Durante l’osservazione di questi fenomeni, gli psicologi hanno colto che le vittime soffrono di problemi di concentrazione e calo di apprendimento nel rendimento scolastico. Possono soffrire di fobie sociali, avere una scarsa autostima, possono mettere in atto comportamenti autolesivi/autodistruttivi, possono attuare un isolamento sociale, soffrire di disturbi alimentari. Tra gli altri aspetti che hanno analizzato, c’è l’abbandono scolastico, la solitudine, uno stato di stress, tristezza, aggressività , problemi nell’adattamento socio-affettivo e un abbassamento della speranza di vita.

C’è da sapere, inoltre, che questi sintomi possono permanere anche in età adulta.

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