Bielorussia, migliaia di medici si uniscono: “Ospedali in stato di guerra, documentiamo le violenze”

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Nonostante le minacce, i medici si organizzano per documentare la repressione: i morti sarebbero almeno 34

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Yet Another group of medical professionals joined the protest. They are clapping and chanting: “Long live #Belarus!” The support from the medical community has been nothing short of amazing! #prayforbelarus #freebelarus #жывебеларусь #highlightbelarus #Belarus #supportbelarus pic.twitter.com/Pl6fKhxZYL

— Pray For Belarus (@PrayForBelarus) August 13, 2020

ROMA – “Gli ospedali della Bielorussia sono in stato di guerra: non fanno che ricevere manifestanti feriti dagli agenti di polizia durante cortei e sit-in pacifici: curano ferite da proiettili di gomma, ustioni, fratture, traumi ed escoriazioni da percosse. Ci sono anche donne e adolescenti. Alcuni sono stati picchiati cosi’ forte per strada o in carcere da arrivare svenuti o in coma. Tanti finisco in terapia intensiva o in rianimazione. Anche medici e infermieri subiscono violenze, se trovati a soccorrere i dimostranti fuori degli ospedali. E’ un disastro: la comunita’ internazionale deve intervenire”. Alexey Nosau e’ un medico di origini bielorusse, che da qualche anno risiede in Spagna. Parla con l’agenzia Dire nel giorno in cui il viceministro della Sanita’, Dmitri Pinevich, ha avvertito medici e paramedici che, se saranno sorpresi a partecipare ai cortei anti-governativi, saranno licenziati.

Sempre oggi un decreto emanato dal ministero della Salute ha abolito i referti medico-legali: “Non si potra’ piu’ chiedere una perizia dello stato di salute da utilizzare in tribunale, per denunciare ad esempio le percosse subite”, spiega ancora Nosau.

I professionisti della salute dal 9 agosto scorso, al termine delle elezioni presidenziali, hanno iniziato a soccorrere a titolo volontario i manifestanti rimasti feriti nelle dimostrazioni anti-governative scoppiate in tutta l’ex repubblica sovietica. Il movimento popolare contesta brogli alla base della sesta riconferma del presidente Aleksandr Lukashenko, in carica da 26 anni.

La risposta delle autorita’ e’ stata dura: “Calcoliamo almeno 2.000 feriti e 34 morti”, dice ancora Nosau alla Dire, citando i dati provvisori raccolti da un collettivo di 4.500 medici, infermieri, paramedici e autisti di ambulanze che in questi giorni, partendo dai dati raccolti negli ospedali, stanno compilando un database sulle violenze subite dalla popolazione.

“Il nostro obiettivo- assicura il medico, in collegamento Zoom dalla Spagna- e’ ottenere cifre veritiere della repressione, che smentiscano i dati falsi messi in circolazione dalle autorita’”.

I media attivisti denunciano che la stampa ufficiale bielorussia sta ignorando le proteste, gli scioperi e le varie inizative messe in atto dalla popolazione, rilanciando solo le dichiarazioni del capo dello Stato e dei suoi ministri che a piu’ riprese hanno negato le violenze e le torture contro i civili e le migliaia di manifestanti finiti agli arresti. I morti confermati ad oggi sarebbero solo tre.

I dati raccolti dal collettivo “serviranno a denunciare Lukashenko e il suo governo alla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanita’“, avverte Alexey Nosau, che lancia un appello alle Nazioni Unite e all’Unione Europea, di cui Minsk non e’ stato membro: “Guardate cosa succede nel Paese: anche l’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) deve prendere atto delle violenze commesse contro gli operatori medico-sanitari mentre soccorevvano i feriti in strada, oppure credere a numeri governativi sull’epidemia di Covid-19”, che secondo la comunita’ scientifica locale sarebbero molto piu’ elevati.

Proprio la crisi economica innescata dal coronavirus – contro cui le autorita’ non hanno mai implementato il lockdown – ha contribuito ad infiammare il dissenso. Le unita’ speciali antisommossa (Omon), denuncia ancora l’esponente del collettivo, avrebbero persino confiscato le ambulanze. Oltre alla minaccia di licenziare chi partecipa poi alle iniziative popolari, “ci sono colleghi che lamentano la sottrazione delle cartelle cliniche dai computer da parte della polizia. Sono costretti a fotografare gli schermi per salvare questi dati”, riferisce il medico.

Nosau conclude: “Nonostante questo clima repressivo, medici e operatori della sanita’ non si arrendono. Continueranno a manifestare finche’ Lukashenko non lascera’ la presidenza. L’Ue deve mediare il dialogo per una transizione pacifica del potere coinvolgendo esponenti di governo e dell’opposizione. E’ in ballo il futuro democratico del Paese”.

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