Aree interne e spopolamento, sindaco molisano: “Qui rischiamo di estinguerci”

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Lo racconta alla Dire Paolo Santachiara, neo sindaco di Montenero Val Cocchiara, piccolo borgo di montagna, in provincia di Isernia, a due passi dalle più note vette abruzzesi

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di Flavio Russo

NAPOLI – Oltre il 60% della superficie nazionale italiana e’ classificabile sotto la categoria di “area interna”, quei territori cioe’ che, rispetto ai grandi centri abitati, sono piu’ distanti dai servizi essenziali, come istruzione, salute e mobilita’. Si parla di oltre 4000 comuni dove vivono circa il 20% degli abitanti del Paese, una percentuale in continua discesa dal secondo dopoguerra ad oggi. “Il problema reale dei paesi delle aree interne e in particolare dell’Appennino molisano e’ lo spopolamento“, racconta alla Dire Paolo Santachiara, sindaco fresco di elezione a Montenero Val Cocchiara, piccolo borgo di montagna, in provincia di Isernia, a due passi dalle piu’ note vette abruzzesi.

Santachiara e’ nato e cresciuto in questo paese che a malapena raggiunge i 500 abitanti, ma per 17 anni, lui che ne ha 35, ha vissuto a Pescara, dove si e’ laureato in Economia e poi ha trovato lavoro in un’azienda di consulenza. A Montenero ci e’ tornato “per missione – come dice lui – perche’ fare il sindaco qui e’ una scelta che fai perche’ sei matto, per prospettive di qualche altro genere non ti viene in mente di farla”. La sua lista Siamo Montenero alle elezioni comunali ha ricevuto il 96% di preferenze “una percentuale alla Pol-Pot”, ci dice ridendo. In questo paese, dove d’estate fuori dai bar senti parlare francese e sembra di stare in Alsazia, perche’ e’ li’ che in tanti nel secolo scorso sono emigrati e oggi tornano per passare le vacanze, il problema di un sindaco non e’ “ben amministrare i territori – spiega – perche’ magari dobbiamo creare una mega zona industriale o chissa’ quale altro progetto. Noi qui dobbiamo fare i conti col fatto che magari tra trent’anni non ci saremo piu’“. La squadra che ha messo su la lista che ha cannibalizzato le elezioni e’ formata da persone con trascorsi abbastanza eterogenei: “C’erano persone che avevano sempre partecipato alla vita pubblica, tramite realta’ dell’associazionismo e del sociale e chi invece certi percorsi non li aveva mai intrapresi, ma proprio per questo sentiva l’esigenza di partecipare e di dare un contributo”. Lo stesso sindaco e’ alla prima esperienza politica. La scelta “kamikaze”, come la chiama Santachiara, non e’ stata soltanto quella di darsi all’amministrazione del paese natale, ma anche quella di lasciare la citta’, Pescara, dove “ho vissuto meta’ della mia vita, ho tanti amici li’, una vita sociale. Mia moglie e’ di Pescara”.

Tutto questo per l’attaccamento alle terre d’origine, un sentimento che, ci racconta il sindaco, “sta smuovendo le coscienze anche in maniera estesa, non solo a qui ma anche nei paesi limitrofi, succede sempre piu’ spesso”. Come a Pizzone, il paese che confina con Montenero, dove la sindaca Letizia Di Iorio ha una storia molto simile a quella di Santachiara. “Le nostre coscienze sono mosse dal fatto che sentiamo questo orologio che ticchetta in sottofondo e che sta suonando un conto alla rovescia che a noi non piace – confessa il neo sindaco -. Piu’ o meno tutti siamo mossi dalla volonta’ di dare il nostro contributo e apporre le basi per lasciare al paese una struttura quanto piu’ florida possibile, che gli consenta di autoalimentarsi. Questo e’ l’obiettivo di massima sul lungo periodo”. Montenero e’ un paese che vive soprattutto di piccola edilizia e allevamento. Uno dei comparti economici in espansione nella zona e’ il turismo montano, storicamente attrattivo per chi viene dal Lazio e dalla Campania e che ha reso note localita’ vicine come Roccaraso o Rivisondoli. “Uno degli obiettivi che vogliamo raggiungere – racconta il sindaco – e’ potenziare i servizi legati al turismo, proprio per facilitare l’avvio di un settore in paese, che al momento conta pochissime realta’ e gestite da persone che vengono a investire da fuori”. Una missione fatta di passione civile, attaccamento al territorio e di “salvaguardia delle tradizioni – dice Santachiara – perche’ dobbiamo adeguarci, ma senza perderci”.

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