Alessandro Arlotti, il coraggio di lasciare Nazionale e Serie B per studiare ad Harvard

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Meglio lo studio che una carriera da calciatore. Alessandro Arlotti, 19 anni il prossimo 2 aprile, non ha avuto dubbi, e quando l'Università di Harvard gli ha detto che la sua domanda era stata accettata ha deciso di cambiare vita. Una scelta non facile né scontata, visto che Arlotti aveva una carriera già avviata nel Pescara, in Serie B. Eppure i libri hanno avuto la meglio sul pallone, soprattutto se la chiamata è arrivata dall'università più famosa e titolata al mondo.


Promessa del calcio italiano

Arlotti è nato a Nizza da genitori italiani, e fin da ragazzino ha mostrato doti fuori dal comune, al punto da attirare su di sé l'attenzione del Monaco, che non ha voluto farsi scappare l'occasione di far crescere in casa un talento dal futuro brillante. Attaccante, poi centrocampista dai piedi buoni, il giovane Alessandro fa la classica trafila nel settore giovanile fino a diventare il capitano della squadra Under 17, salendo a rapidi passi la lunga scala che porta alla prima squadra. Nel frattempo, anche la nazionale francese Under 16 lo chiama, ma il regolamento parla chiaro, perché pur essendo nato in Francia i genitori sono stranieri, e per vestire la maglia dei Bleu deve aver vissuto cinque anni in Francia. Ma il Principato è uno stato indipendente e non si può fare niente.

Buon per l'Italia, invece, perché i responsabili delle nazionali giovanili non se lo fanno scappare, e Arlotti veste subito la maglia dell'Under 17 partecipando sia agli Europei che ai Mondiali di categoria, poi quella dell'Under 18, trampolino di lancio verso le categorie più prestigiose.

Da Pescara ad Harvard

Proprio la voglia di imporsi fa sì che Arlotti decida di lasciare il Monaco per fare il grande salto, accettando la proposta del Pescara nello scorso settembre. Serie B, è vero, ancora lontano dal luccicante palcoscenico della Serie A e dai contratti milionari dei grandi campioni, eppure una piazza dove crescere, fare esperienza e imparare in una categoria difficile e impegnativa: «A Pescara più il tempo passava e più avevo la sensazione di avere tutte le capacita per poter confrontarmi presto con un campionato professionistico – ha raccontato Alessandro a GQ -, ma purtroppo non ho avuto il tempo necessario per trasformare questa mia sensazione in certezza. Il Pescara sicuramente non mi ha molto aiutato, la rosa era troppo numerosa e la lotta per la retrocessione ha aumentato le difficoltà. Ho quindi dovuto fare una scelta immediata e non di cuore». Quando quest'anno il campionato Primavera viene interrotto (e ripreso solo il 23 gennaio) nella testa del giovane campioncino l'idea di cambiare vita prende corpo: «Fin da piccolo per me lo studio non è mai stato un problema. I miei genitori hanno sempre insegnato a me, a mio fratello, oggi alla Boston University, e a mia sorella, che scuola e sport devono essere sempre insieme spinti al massimo. L’anno al Pescara è stato difficile anche se molto utile per la mia crescita, ma Harvard mi ha chiesto di decidere entro inizio primavera di quest'anno. Purtroppo era prendere o lasciare!».

Harvard, del resto, è in pianta stabile al primo posto dell’Academic Ranking of World Universities, e il pensiero di laurearsi nell'ateneo più prestigioso del mondo farebbe gola a chiunque. Per Alessandro la decisione è presa, saluta e ringrazia Pescara per volare negli States, destinazione facoltà di economia: «Ma non sono un esempio -, dice a GQ – infatti molti mi danno del pazzo ma io vado avanti, voglio provare a fare tutto. Sul mio futuro non so niente, ho solo 18 anni e voglio accettare tutte le sfide possibili. Farò di tutto per laurearmi a 21 anni poi si vedrà, calcio incluso. Chissà!». Perché il calcio non lo abbandonerà del tutto, come si fa con i grandi amori di una vita: giocherà nel Crimson di Harvard, che disputa la Ivy League contro le squadre delle più famose università private degli Stati Uniti, tra cui gli storici rivali di Yale.

Non sarà la Champions League, ma la scelta di Alessandro Arlotti è comunque da Pallone d'Oro.

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